Alla fine dello scorso anno, Feltrinelli è riuscita ad assicurarsi una nuova linea di credito di 50 milioni di euro da un consorzio a cui hanno partecipato due tra le principali banche italiane, Unicredit e Intesa SanPaolo” e “a un tasso di interesse inferiore rispetto a quello che le aziende che dispongono di unrating elevato stavano pagando in Europa”.
E ci si lamenta poi del problema dei crediti inesigibili e delle sofferenze, dando la colpa alla speculazione dei mercati?
Feltrinelli è solo un esempio di un numero di aziende italiane fortemente indebitate, che hanno ricevuto prestiti a tassi di interesse inferiori a quelli di mercato negli ultimi tre anni, un periodo in cui le politiche aggressive della Bce hanno liberato cash extra a favore delle banche europee perchè finanziassero l’economia”.
Un’altra azienda italiana citata nello studio è Benetton, che ha perso 240 milioni dal 2012, e che ha ricevuto anch’essa quell’anno prestiti a tassi inferiori rispetto a quelli di mercato.
Dallo studio degli economisti emergono cifre preoccupanti. Si apprende per esempio che, dei 540 miliardi di euro in prestiti sindacati erogati in Ue, l’8% è andato ad aziende zombie.
“In Italia, tuttavia, la proposizione dei nuovi prestiti che sono stati erogati a favore di aziende come Feltrinelli nel corso degli ultimi tre anni è decisamente più alta, e pari al 17%”.
L’analisi mette in evidenza che, nel caso specifico dell’Italia, il problema è rappresentato dai prestiti che gli istituti di credito continuano a erogare alle aziende in perdita e sottolinea che la “crisi provocata dalle banche riporta alla mente quel ciclo di prestiti zombie in cui il Giappone scivolò negli anni ’90, inaugurando quello che sarebbe stato il decennio perduto per la sua economia”.
Così Tim Eisert, economista presso la Erasmus University in Olanda dichiara:
“L’Europa non ha imparato niente dal Giappone e sta semplicemente ripetendo gli stessi errori. Mario Draghi (numero uno della Bce) può aver salvato l’euro, ma in Europa ci sono ancora banche che hanno bisogno di capitali”. Tanto che si calcola che, se fossero sottoposte agli stessi esami a cui sottostarono negli anni della crisi le banche americane, le “banche europee dovrebbero raccogliere capitali per 125 miliardi di euro“.
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