Tutti sanno che le banche europee si trovano in difficoltà e che di conseguenza hanno ridotto le somme dei prestiti alle imprese, ma quasi nessuno conosce la reale portata dei loro problemi. Una realtà confermata dal Fondo monetario internazionale, che qualche giorno fa aveva evocato la possibilità che nei prossimi anni le banche italiane e spagnole subiranno perdite fino a 230 miliardi di euro. La Banca centrale europea inizierà presto un audit di 130 banche della Zona euro, ma è stato deciso che ci si accorderà sul metodi di ricapitalizzazione (piano di salvataggio, prelievi dai depositi, o altro) prima della fine di questo audit, ossia prima che siano rese note le somme delle perdite.
“Come tutti gli altri istituti di credito, anche le banche europee sono state come scatole nere chiuse ermeticamente – spiega il giornalista Wolf Richter – Se qualcuno riusciva ad aprirvi anche solo una fessura, il fetore degli attivi tossici che ne usciva era così insopportabile che la fessura veniva subito richiusa. Ma quando la fessura non veniva chiusa abbastanza rapidamente e che si spargeva troppo fetore, la banca intera crollava e ai contribuenti, spesso altri paesi, non restava altro da fare che accordare un piano di salvataggio; in questo modo era più facile. Il Fondo monetario internazionale ha determinato che nei prossimi due anni le banche italiane e spagnole contabilizzeranno perdite addizionali per 230 miliardi di euro. Come si è visto in diverse occasioni, le perdite reali delle banche sono sempre peggiori, ma lo si scopre solo dopo che la banca è collassata.”
“Il prossimo anno – prosegue Richter – vi sarà un momento di verità, per così dire quando la Banca centrale europea diventerà il regolatore ufficiale di 130 fra le più grandi banche europee. Dotata di nuovi poteri, potrà sottoporle a una valutazione più realista degli stress test condotti sinora. Si spera che da qui a quel momento le banche italiane e spagnole saranno ancora in piedi.”
Richter spiega che l’Unione bancaria europea che permetterebbe a una banca in difficoltà, ai suoi investitori e ai suoi risparmiatori di uscire indenni da un fallimento grazie ai contribuenti europei, non esiste ancora. È un problema, perché la verità sul reale stato del settore bancario è ben peggiore di quanto si dice. Ecco perché Mario Draghi ha dichiarato che “Questi accordi devono essere attuati prima della fine degli audit”, cioè la decisione su come operare il piano di salvataggio verrà presa prima che si conosca la reale portata delle somme in causa. “La verità – prosegue Richter – non sarà detta prima che gli Eurocrati abbiano deciso chi deve pagare per i piani di salvataggio. Gli audit delle banche non termineranno prima, perché se qualcosa riguardante questi audit dovesse filtrare, il castello di carte crollerebbe e nessun contribuente vorrebbe pagare l’enorme fattura.”
“Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione.” – Henry Ford, industriale americano (1863-1947)
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