Le banche dovrebbero guardare meno ai dati e più alla storia delle imprese, alla loro vita nel tessuto economico sociale del territorio.

È vero, alcune hanno peggiorato lo standard della propria azienda, ma sono state penalizzate per colpa altrui. Per questo le banche devono tornare a crederci: ci siamo riusciti 30 anni fa con tassi altissimi, pagavamo dal 28 al 30% di interessi; oggi purtroppo le banche sono più legate agli obblighi di Basilea che alla vita dell’impresa. I debiti per lo più’ delle volte dipendono da fattori esterni all’organizzazione lo sviluppo delle stesse aziende, come i lunghi tempi di pagamento dei crediti, il proliferare a dismisura dei concordati dei fallimenti”.E che si aggiunge a quello rivolto al Governo Renzi affinché si agisca subito per sbloccare quella situazione che pesa come zavorra e si riflette sull’intero tessuto economico: il problema dell’accesso al credito da parte delle imprese. La lunghezza e la profondità della crisi economica ha creato infatti nelle imprese una situazione non semplice riguardo alla liquidità del patrimonio, della capitalizzazione e quindi nella valutazione del credito bancario. “. Ma molte volte il credito che viene richiesto è un credito che non serve per nuovi investimenti, ma un credito di ristrutturazione, allungando quindi un debito che già c’è”. Una ricetta per uscire da questa “spirale”,, non esiste; meglio “un tavolo unico dove banche e imprese non sono in antitesi ma sullo stesso tavolo, dialogando e trovando forme migliori per affrontare la crisi con franchezza e con sincerità. Da parte delle aziende con idee chiare e con business plan che mostra la sostenibilità nel corso degli anni, e da parte della banca la conoscenza storica di determinati clienti deve aiutare a valutare con più sensibilità anche aziende che la “macchina” proietterebbe in un modo non positivo.  Ma un soluzione non può arrivare solo dalle imprese o dalle banche. “L’altra parte senza la quale non possiamo dare prospettiva, oggi che crisi inizia a mordere un po’ meno, è quella del Governo. Ci aspettiamo che l’Italia intraprenda quelle riforme che deve fare, e che possa sedere al tavolo europeo con una personalità diversa. Solo così potrà agganciare quella ripresa mondiale che esiste e che ad oggi sta solo sfiorando, perché da troppi anni le percentuali di PIL negativo-positivo sono molto distanti dalla media europea e mondiale. Questo lo si può risolvere solamente facendo riforme, sburocratizzando, trovando altri attori che facciano fino in fondo la loro parte”. UN AIUTO PER OTTENERE IL CREDITO e uscire da questa spirale in cui le imprese bussano la porta alle banche, ma le banche stesse hanno difficoltà a rientrare nei crediti concessi, e chiude con pesanti perdite (la classica situazione del “cane che si morde la coda”) la dà Sviluppo Artigiano, la società consortile cooperativa di garanzia collettiva fidi la cui attività principale consiste nella prestazione di garanzie a favore dei propri associati, .

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