Il debito con Fisco gli è derivato dall’essere stato, vent’anni fa, titolare di una partecipazione del 20% nel maglificio di famiglia, poi fallito. L’accertamento fiscale risale al 1993, e per 24 anni non gli hanno tolto gli artigli di dosso. Ha provato più volte a difendersi ma le sue ragioni non sono mai state accolte. All’importo iniziale di 166mila euro sono state aggiunte le sanzioni (125mila euro), gli interessi di mora (187mila euro), l’aggio e oneri di riscossione (29.500 euro). «Noi, invece di 509mila euro, siamo riusciti a chiudere a 50mila euro per l’Agenzia delle entrate e 4mila per Equitalia – spiega l’avvocato – L’importo è stato determinato sulla base delle entrate del debitore, ovvero il solo stipendio. In pratica ho preso la busta paga di Roberto e ho applicato la legge sul sovraindebitamento che prevede che lo Stato possa pignorare solo un decimo delle entrate, per chi guadagna fino a 2.500 euro al mese. Questo decimo l’ho moltiplicato per tutti i pignoramenti che gli sarebbero potuti arrivare fino all’età di 84 anni, considerata anche la pensione, attualizzando gli importi ad oggi. Su questo ragionamento l’Agenzia è stata d’accordo e così ha racimolato quasi la metà della cifra debitoria iniziale. È inutile tenere un database di crediti che non recupereranno mai»……
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