In parole povere è un rapporto che tiene in considerazioni le vere attività del bilancio, lasciando quindi fuori avviamento, titoli ibridi, i marchi e le eventuali attività immateriali. Tutto quello insomma che non può essere valutato. Tutto questo viene rapportato alle azioni ordinarie. Un indicatore quindi veramente tosto che ci indica un dato fondamentale: dice quanto incasserebbe un azionista se venisse liquidata la banca in un determinato momento storico.
E’ ovvio che l’obiettivo è cercare di capire a quanto ammonta questo ratio per poter dedurre se la banca regge oppure è a rischio.

Sono 13, di cui 4 italiane, le banche dell’Eurozona che non hanno superato l’esame dei bilanci condotto dalla Banca centrale europea e devono raccogliere nei prossimi nove mesi circa 9,5 miliardi di euro di nuovo capitale. Le quattro italiane sono Monte dei Paschi di Siena, per la quale l’esame ha evidenziato la carenza di capitale più alta di tutte, a 2,11 miliardi di euro, Carige, per 810 milioni di euro e, per importi minori, Popolare di Vicenza e Popolare di Milano

Le altre bocciate Le altre banche europee che non hanno passato l’esame sono le greche Eurobank, National Bank of Greece ed Hellenic Bank, la portoghese Banco Commercial, l’irlandese Permanent Tsb, l’austriaca Oesterreichischer Volksbanken, la belga Dexia e le slovene Nova Kreditna Maribor e Banca di Lubiana. Mentre a fine 2013, e senza gli interventi successivi, sarebbero state respinte anche Cooperative Central Bank, Bank of Cyprus, Piraeus Bank, Muenchener Hypo, Axa Bank Europe, Crh e Liberbank.

La “valutazione approfondita” della Bce, realizzata negli ultimi dodici mesi e che ha coinvolto le 130 banche di cui l’Eurotower assumerà la vigilanza diretta con un enorme sforzo di analisi in cui sono stati esaminati oltre 40mila dati, si basa sulle cifre al 31 dicembre scorso. A quel punto, erano 25, di cui 9 italiane (le altre sono Veneto Banca, Banco Popolare, Credito Valtellinese, Popolare di Sondrio, Popolare dell’Emilia-Romagna) le banche che non superavano le soglie fissate dalla Bce, con carenze di capitale per 25 miliardi di euro, di cui 9,7 miliardi attribuibili alle banche italiane. Nel corso del 2104, tuttavia, 12 di queste banche hanno aumentato il capitale per 15 miliardi di euro.

Bankitalia: confermata solidità sistema italiano  Mps e Carige risultano avere carenze patrimoniali rispetto alle soglie minimi previste (in base ai dati di fine 2013) anche dopo la contabilizzazione delle misure di rafforzamento già intraprese. Secondo Bankitalia – secondo cui viene comunque confermata la solidità complessiva del sistema italiano nonostante i ripetuti choc subiti dall’economia italiana negli ultimi sei anni – Montepaschi ha bisogno di un ulteriore rafforzamento del capitale da 2.111 milioni, mentre a Carige servono altri 814 milioni per superare lo scenario avverso degli stress test Bce.  –

Tutti e 25 questi istituti (oltre alle 9 banche italiane, ce ne sono 3 greche, 3 cipriote, 2 slovene, 2 belghe, una ciascuno di Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Austria) dovranno comunque presentare un piano di rientro entro il 10 novembre, nel quale illustreranno gli aumenti di capitale già fatti e altre misure, come dismissioni di attivi e utili non distribuiti, che dovranno essere convalidate dalla Bce.

Banca Popolare di Vicenza e Popolare di Milano ‘salve’ per misure aggiuntive La Banca d’Italia riferisce che Banca Popolare di Vicenza e la Popolare di Milano per le quali la Bce aveva individuato carenze di capitale a fine 2013 si sono salvate grazie alle misure di rafforzamento patrimoniale aggiuntive. I 233 milioni e i 166 rispettivamente mancanti alle due banche sono stati coperti da misure ulteriori. Nel complesso, a fine 2013 – chiarisce Bankitalia – erano nove le banche italiane a presentare potenziali carenze di capitale per un totale 9,7 miliardi di euro. Tenendo però conto degli aumenti di capitale perfezionati tra gennaio e settembre 2014 e le ulteriori misure di rafforzamento patrimoniale già approvate dalla Banca d’Italia le potenziali carenze si riducono a 2,9 miliardi e interessano soltanto l’istituto senese e quello genovese.

Promosse a pieni voti Unicredit e Intesa Sanpaolo  Unicredit e Intesa Sanpaolo, i due colossi del credito italiano hanno invece passato senza problemi la valutazione della Bce e si collocano in testa alla classifica nazionale per eccedenza di capitale al termine di asset quality review e stress test. In particolare, Intesa Sp guida l’elenco con un saldo attivo pari a 10,897 miliardi, seguita da Unicredit con 8,747 miliardi. Sul podio sale anche Ubi con un’eccedenza di 1,761 miliardi. Sopra il miliardo, in quarta posizione anche Banco popolare, con 1,183 miliardi di “nero”.

I 13 tuttora inadempienti dovranno inoltre specificare come intendono riportarsi sopra i valori richiesti con operazioni da realizzarsi nei prossimi nove mesi. Il sistema bancario tedesco, uno di quelli considerati in situazione più critica, è uscito con una sola banca bocciata fra le 25 (la piccola Muenchener Hypoteksbank), ma con una redditività media inferiore alla media europea, e diverse Landesbanken, le banche controllate in parte dai governi regionali, hanno passato l’esame di misura e solo grazie alle garanzie statali.

Questa revisione senza precedenti delle posizioni delle banche più grandi – ha detto il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, nel presentare i risultati – aumenterà la fiducia del pubblico nel settore bancario. Identificando problemi e rischi, contribuirà a riparare i bilanci e rendere le banche più robuste. Ciò dovrebbe facilitare più credito in Europa, il che aiuterà la crescita economica». La mancanza di credito, soprattutto alle imprese piccole e medie del Sud Europa, viene considerata una delle cause principali della stagnazione. La ripresa della domanda di credito per ora è molto modesta.

 

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